Il 25 maggio 2025 segna il settimo anniversario dall’entrata in vigore del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), uno dei pilastri legislativi più importanti nella storia della privacy digitale.
Dopo anni di adeguamenti, sanzioni e interpretazioni, è il momento di fare il punto: le aziende sono davvero conformi?
Quali nuove sfide ci attendono, soprattutto alla luce dell’evoluzione tecnologica e dell’ascesa dell’Intelligenza Artificiale Generativa?
Conformità: luci e ombre
In sette anni, il GDPR ha spinto migliaia di aziende a ripensare profondamente il proprio approccio alla gestione dei dati personali. Registri dei trattamenti, nomina del DPO, gestione dei data breach, informative aggiornate: il quadro è diventato più strutturato.
Tuttavia, la conformità reale resta disomogenea. Le grandi imprese sono più avanti, mentre molte PMI e PA faticano ancora ad applicare correttamente la normativa. Spesso il GDPR viene vissuto più come un adempimento formale che come una cultura aziendale.
Le nuove sfide: IA generativa e responsabilità
Nel 2024, con la crescita dell’Intelligenza Artificiale Generativa, la protezione dei dati ha affrontato una nuova sfida: modelli linguistici che riutilizzano contenuti, profilano utenti e sintetizzano informazioni in modo poco tracciabile.
I principi cardine del GDPR – minimizzazione, finalità, limitazione della conservazione, trasparenza, accountability – risultano difficili da applicare in questo scenario.
I garanti europei hanno avviato indagini, ma si attende ancora un quadro normativo chiaro. L’AI Act europeo potrebbe offrire un’integrazione, ma anche sollevare nuove domande.
Verso un GDPR 2.0?
Molti chiedono una revisione del GDPR o linee guida più attuali. Alcune aziende hanno già iniziato a integrare la Data Protection by Design, tecniche di anonimizzazione evolute e valutazioni etiche nei loro processi.
Il GDPR resta uno strumento fondamentale, ma da solo non basta più: serve un aggiornamento culturale e normativo per affrontare la nuova era dei dati.

