Il 29 ottobre 1969, alle 22:30, due computer si “parlarono” per la prima volta. All’UCLA, lo studente Charley Kline tentò di connettersi da un SDS Sigma 7 a un SDS 940 dello Stanford Research Institute, attraverso la rete sperimentale ARPANET. Il comando era semplice: login.
La rete si bloccò dopo due lettere: “LO”.
Quel messaggio incompleto divenne il primo passo di una rivoluzione tecnologica destinata a cambiare il mondo.
La nascita del concetto di rete
Per realizzare quella connessione venne adottata una tecnologia allora rivoluzionaria: la commutazione di pacchetto (packet switching), teorizzata da Paul Baran e Donald Davies, e applicata per la prima volta da Leonard Kleinrock all’UCLA nel progetto ARPANET.
A differenza delle linee telefoniche tradizionali, i dati non viaggiavano come un blocco unico, ma venivano spezzati in piccoli pacchetti capaci di percorrere strade diverse e ricomporsi autonomamente a destinazione. Era l’embrione della rete decentralizzata e scalabile che ancora oggi costituisce l’ossatura di Internet.
Dall’esperimento alla società connessa
In quel momento non nacque solo un nuovo protocollo di trasmissione: nacque una nuova idea di connessione. Da allora, ogni innovazione – dal web ai social network, dal cloud alla cybersecurity – si è sviluppata su quel principio di scambio aperto, ridondante e resistente.
L’evoluzione di Internet ha reso il mondo più veloce, più collaborativo, ma anche più esposto. A ogni passo avanti in connettività è corrisposta una nuova sfida per la sicurezza dei dati, l’identità digitale e la consapevolezza tecnologica.
Dalle origini alla cultura digitale
Per chi lavora oggi nell’IT o nella cybersecurity, ricordare quel “LO” significa riconoscere le origini della trasformazione digitale e del modo in cui comunichiamo, lavoriamo e viviamo. È un promemoria potente: ogni innovazione nasce da un tentativo, ogni connessione da due lettere inviate nella direzione giusta.

