Nel 2025 non si può più parlare seriamente di cybersecurity senza menzionare il modello Zero Trust. Non è una tendenza passeggera, ma un cambio di paradigma necessario per proteggere reti, sistemi e dati in un contesto in cui le minacce informatiche sono sempre più sofisticate e perimetrali.
Il principio alla base è semplice ma radicale: non fidarsi mai, verificare sempre. In un’architettura Zero Trust, nessun utente, dispositivo o applicazione è considerato affidabile a priori, nemmeno se si trova all’interno della rete aziendale. Ogni richiesta di accesso viene autenticata, monitorata e autorizzata in tempo reale, con policy dinamiche che tengono conto di identità, posizione, dispositivo e contesto.
Perché non basta una “mezza implementazione”
Molte aziende dichiarano di adottare Zero Trust, ma spesso si limitano ad attivare autenticazione a più fattori o VPN. In realtà, si tratta di un modello olistico, che richiede una revisione profonda delle architetture IT: segmentazione della rete, controllo granulare degli accessi, monitoraggio continuo, automatizzazione delle risposte agli incidenti.
Senza un approccio integrato, il rischio è di creare una falsa percezione di sicurezza. Le minacce interne, le compromissioni laterali e gli accessi non autorizzati sono ancora oggi tra le principali cause di violazioni.
La visione Cybear
Cybear lavora quotidianamente per progettare soluzioni di difesa avanzate, capaci di rispondere alle esigenze reali delle aziende. Architetture solide, strumenti affidabili e processi ben definiti sono il cuore di una sicurezza efficace, pensata per proteggere ciò che conta davvero: dati, infrastrutture e continuità operativa.

